L'affresco, appena liberato dall'imbiancatura che ne impediva la visione, descrive l'episodio centrale della biografia di San Giovanni Gualberto: l'incontro e il perdono dell'assassino del fratello Ugo. Come riportano le agiografie del santo, l'incontro avvenne lungo il sentiero che conduceva alla basilica di S. Miniato al Monte vicino a Firenze, visibile in alto a sinistra. L'assassino, vedendosi perduto, si buttò in ginocchio, gettò a terra le armi e chiese perdono mettendo le braccia al petto in forma di croce. Allora Giovanni frenò l’impeto che gli aveva già fatto alzare la spada e lo perdonò. Ripresero quindi la strada insieme e giunti alla basilica di S. Miniato, si fermarono a pregare, l’assassino in ginocchio e Giovanni in piedi accanto a lui, quando la testa del crocifisso, posto sull'altare davanti a loro, si chinò verso Giovanni Gualberto in segno di approvazione per il gesto misericordioso appena compiuto. L'edificio in alto a destra potrebbe essere una veduta del monastero di Astino in costruzione. La scena è inserita in una finta ancona dipinta avente, al centro del timpano in alto, lo stemma dei Vallombrosani, costituito dalla cosiddetta "gruccia", un pastorale di tipo antico simile a quello che ancora oggi usano gli abati orientali. Firmato nel cartiglio in basso a sinistra, l'affresco fu realizzato nel 1596 dal comasco Anton Maria Caneva detto il Porlezzino, pittore e architetto che passò gran parte della sua vita a Bergamo. La cultura architettonica dell'artista è evidente nell'efficace impianto prospettico della scena, inquadrata entro un'architettura illusionistica.(Alessandra Civai, Lisa Fracassetti)Per approfondire :I Vallombrosani e la caritàIl restauro di AstinoSan Giovanni Gualberto
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