Questa stanza detta antirefettorio, o "salotto", era il punto di raccolta dei monaci prima di entrare nel refettorio per il pasto. Nella Regola monastica si stabiliva, infatti, che tutti i monaci dovevano recarsi a mensa nello stesso momento e che, se qualcuno ritardava, fosse sanzionato con il digiuno. Inoltre nel locale, finito il pasto, i monaci si attardavano a conversare e a trascorrere un'ora di 'ricreazione', in cui si allentava l'obbligo del silenzio e si concedeva una pausa al lavoro e alla preghiera. Nel braccio sud vi erano in successione il corridoio di accesso all'orto, la dispensa, la cucina, il salotto e il grande refettorio, in modo che gli incaricati alla preparazione e al servizio dei pasti fossero agevolati nelle loro mansioni. La stanza, edificata nel 1572, è arredata da un lavabo in pietra scolpita, il più grande rimasto nel convento, che permetteva ai monaci di lavarsi le mani prima di entrare nel refettorio. Vi campeggia la grande raffigurazione della Vocazione di san Giovanni Gualberto sormontata dallo stemma dell'ordine e dalla scritta latina che ricordava ai monaci che il perdono accordato da Giovanni Gualberto all'assassino del fratello scaturiva dal suo amore per la croce.(Alessandra Civai, Lisa Fracassetti)Per approfondire :I Vallombrosani e il lavoro
Anton Maria Caneva, Vocazione di San Giovanni Gualberto
Giampiero e Giuseppe Marchesi, Lavabo in pietra