Il dipinto raffigura l'incontro di Cristo con la Samaritana al pozzo, simbolo della relazione tra Dio e l'uomo. Sappiamo che Cristo, fermatosi a riposare, chiese da bere ad una popolana del posto, un'adultera, recatasi al pozzo a prendere l'acqua. Sia la donna che i discepoli, che si intravedono sullo sfondo, restarono sorpresi dalla sua richiesta non soltanto perché era contro le usanze ebraiche rivolgersi ad uno straniero ma soprattutto a causa dell'antico odio dei Giudei per i Samaritani. Il racconto, pur avendo un chiaro riferimento narrativo, è fortemente simbolico: la Samaritana rappresenta l'umanità che incontrando la fede, oltrepassa i bisogni materiali, simboleggiati dalla sete dell'acqua, giungendo al dono dello Spirito Santo che tutti disseta. La tela, insieme alle Tentazioni di Cristo, era stata voluta nel 1710 dall'abate Scotti per ornare le pareti del transetto. La scelta iconografica era chiara: da una parte il ruolo salvifico dell'acqua e della fede, dall'altra il monito per fedeli e monaci a camminare sulla retta via resistendo alle tentazioni di Satana. Per il primo dipinto ci fu anche, probabilmente, la volontà di serbare il ricordo della Fontana della Samaritana davanti alla chiesa, demolita in quell'anno. Commissionati al tedesco Bernardo Luca Sanz, i due teleri rappresentarono per l'artista 'foresto', trasferitosi a Bergamo nell'ultimo quarto del Seicento, una prestigiosa occasione per esibire su grandi formati la raggiunta padronanza di mestiere.(Alessandra Civai, Lisa Fracassetti)Per approfondire :I monaci e la gestione delle acque
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