Pietro Sorri, Perdono di San Giovanni Gualberto


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Autore Pietro Sorri

Il dipinto raffigura il leggendario miracolo che determinò la conversione di San Giovanni Gualberto. Quand'era ancora un giovane cavaliere, Giovanni fu chiamato dalla famiglia a vendicare la morte del fratello. Ma, incontratolo e avendo questi implorato perdono con le mani incrociate al petto, Giovanni fu preso da compassione e lo perdonò per amore della croce di Cristo. Seguì la scena qui rappresentata: i due, entrati nella basilica di S. Miniato a pregare, l’assassino in ginocchio e Giovanni in piedi accanto a lui, ricevettero l'approvazione del Crocifisso che chinò la testa. Il momento, di indiscutibile significato sacro, è raffigurato come un episodio di vita quotidiana, ambientato all'interno di una sobria architettura chiesastica con personaggi colti in atteggiamenti di sincera emotività. Il dipinto, giunto ad Astino nel 1601 per essere collocato nella cappella di S. Giovanni Gualberto appena edificata, era stato commissionato da tre conversi, ovvero monaci che non avevano formulato i voti religiosi, al fiorentino Domenico Cresti detto il Passignano, uno dei pittori più vicini all'Ordine Vallombrosano. Tuttavia, come testimoniano diverse fonti antiche e anche lo stile caratterizzato da ricchezza cromatica e da un'accentuazione del valore devozionale del fatto sacro, l'opera fu in realtà eseguita dal senese Pietro Sorri, genero e collaboratore del Passignano: è quindi probabile che, dopo la commissione, Cresti affidasse l'opera quello che all'epoca era il suo fidato assistente nella bottega fiorentina. Il dipinto fu incamerato dal Comune di Bergamo nel 1797 alla soppressione del convento e, dopo varie peregrinazioni, giunse in deposito presso la Basilica di S. Maria Maggiore, dove è rimasto esposto in sagrestia.
(Alessandra Civai, Lisa Fracassetti)


Per approfondire :
Dalla soppressione del Monastero a oggi
 

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