La lapide sepolcrale appartiene a uno dei monaci più importanti di Astino, l'abate Silvestro de' Benedictis, nato ad Ambivere, vicino a Bergamo, nel 1430 circa e morto nel 1511. Il religioso fu l'artefice della rinascita del monastero nella seconda metà del Quattrocento dopo un lungo periodo di incertezza, nel quale il governo del monastero fu affidato a personalità esterne all'ordine mediante l'istituzione della commenda. Sotto la guida di Silvestro, eletto abate nel 1460, la comunità di Astino ritrovò le sue radici vallombrosane, unendosi formalmente alla Congregazione toscana a partire dal 1493, promuovendo le opere di carità sul territorio e rinnovando la chiesa e il monastero. La lapide è frutto del reimpiego cinquecentesco di una lastra di epoca romana, come prova l'iscrizione frammentaria a tergo "BLAESIO SEVIR", in riferimento a Blesio, membro della magistratura romana dei Seviri. La lastra, che in origine doveva essere di dimensioni imponenti, fu tagliata e adattata al nuovo uso grazie all'opera di un lapicida rinascimentale. L'epitaffio, dettato probabilmente dallo stesso Silvestro, contiene solo alcune delle sue benemerenze, mentre è descritta della Cappella del S. Sepolcro, da lui fatta costruire nel 1500 all'interno della chiesa ed eletta come luogo della sua sepoltura. Originariamente, la lastra si trovava sulla parete soprastante l'ingresso alla Cappella. Quando verso la metà del Cinquecento la chiesa fu ristrutturata e accorciata, il sepolcro fu traslato in vari luoghi e infine posto nel pavimento antistante la cappella, dove è rimasto fino a pochi anni fa.(Alessandra Civai, Lisa Fracassetti)Per approfondire :I primi quattro secoli di vita del MonasteroI Vallombrosani e la carità
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