Questa tela dal profilo non perfettamente circolare raffigura Dio Padre come un vecchio patriarca dalla barba fluente. La sua immagine a mezza figura, con le braccia aperte in segno di benedizione e lo sguardo basso rivolto verso sinistra, è iscritta in un nimbo triangolare, simbolo della Trinità, che sottolinea la natura una e trina di Dio nelle tre persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il gesto della mano con tre dita alzate deriva dall'adlocutio degli oratori romani e, oltre a riferirsi ancora alla Trinità, sta ad indicare che è in atto la comunicazione di un messaggio. Il sobrio registro cromatico è vivacizzato dalla nota gialla del fondo e da quella rossa della veste. Inserita al centro della volta della cappella del S. Sepolcro, ristrutturata tra il 1705 e il 1707, la tela è coeva a questa fase costruttiva. L'attribuzione al pittore bergamasco Antonio Cifrondi è senz'altro condivisibile, considerate la scioltezza del tocco, le caratteristiche pennellate filamentose e la tipologia del volto ricorrente in molte opere realizzate dall'artista negli ultimi anni bergamaschi. Sembra che questo non sia l'unico Cifrondi eseguito per Astino: almeno fino al 1986 nella sagrestia era attestata la presenza di un'altra sua opera raffigurante la Visitazione, ora mancante.(Alessandra Civai, Lisa Fracassetti)Per approfondire :I tesori perduti di Astino
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