Il dipinto raffigura una delle sante più venerate dall'ordine benedettino, Santa Geltrude la Grande, vissuta nel XIII secolo nel monastero di Hefta in Germania. Animata da un fortissimo amore per Gesù, fu una delle più grandi mistiche cristiane. La sua storia fu costellata da eventi soprannaturali, profezie, estasi e soprattutto intense visioni, nelle quali si sentiva sposa e madre del Redentore. Vide sempre il Salvatore con il cuore squarciato e visse nella disponibilità a patire come nella passione di Cristo. Fu anche la prima a professare una particolare devozione al Sacro Cuore di Gesù, anticipando Santa Teresa d'Avila e Santa Margherita Maria Alacoque. Nella tela Geltrude, che indossa la tonaca scura e la cocolla bianca dell'ordine benedettino, è inginocchiata ai piedi di Cristo in atto di ricevere l'anello del matrimonio mistico, il più alto grado di unione con Dio in terra. Gesù e la santa, in posizione leggermente decentrata, sono inseriti in uno schema a forme chiuse, vagamente piramidale. L'atmosfera di generale tenebrosità è bilanciata da alcune selettive note luministiche. Il dipinto, oggetto di un recente restauro teso a salvaguardare la pittura originale, fu eseguito da Pietro Paolo Raggi, pittore genovese stabilitosi a Bergamo verso la fine del Seicento. Dalle fonti sappiamo che l'opera gli fu commissionata nel 1709 dall'abate don Flavio Scotti insieme ad un altro dipinto, oggi perduto, raffigurante l'episodio miracoloso avvenuto durante l'ultimo incontro di San Benedetto con la sorella Santa Scolastica.(Alessandra Civai, Lisa Fracassetti)
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