Il dipinto, in mediocri condizioni conservative, raffigura un episodio della vita di San Giovanni Gualberto raccontato da Andrea da Strumi nella prima biografia del santo del 1092. Il testo, storicamente attendibile, non è una semplice descrizione cronologica di fatti bensì l'esaltazione delle virtù del santo attraverso il racconto di alcuni avvenimenti. Uno di questi narra di un gesto provvidenziale accaduto un giorno nel monastero di Vallombrosa. Mancando cibo sufficiente per il pranzo, Giovanni Gualberto fu costretto a ordinare ai confratelli di mangiare carne di manzo, proibita dalla Regola benedettina, confidando nel perdono divino. Quando, all'ora stabilita, i monaci si recarono nel refettorio, rimasero sorpresi nel vedere carne nei loro piatti e restarono pazientemente in silenzio, senza mangiare. Improvvisamente si presentò alla porta del monastero un uomo, poi riconosciuto come un angelo, con una cesta di pani che subito furono serviti ai commensali. Nella scena, chiusa da un fondale architettonico, i monaci sono seduti a tavola, raccolti in preghiera, mentre il gesto provvidenziale dell'angelo, giunto al monastero, evidenzia la volontà di Dio di non abbandonare i suoi figli nella fame. Colpisce la grande compostezza dei monaci nello stare a tavola; le norme della vita conventuale imponevano loro di non sedersi a mangiare con le mani sporche, di non iniziare a sbocconcellare il pane prima dell’inizio del pasto, di non trangugiare il cibo, di non sporcare la tovaglia e, soprattutto, di tenere sempre un atteggiamento misurato.(Alessandra Civai, Lisa Fracassetti)Per approfondire :L'alimentazione nel monastero