Negli stessi anni in cui San Giovanni Gualberto combatteva in Toscana la compra-vendita delle cariche ecclesiastiche (1050-1070 ca.), si diffuse a Milano il movimento della Pataria, che esprimeva quella stessa ansia di ritorno alla purezza evangelica. Nella difficoltà a far prevalere la tendenza riformatrice i Patarini videro nei Vallombrosani gli eredi del loro movimento e chiesero aiuto a San Giovanni Gualberto che mandò in Lombardia sacerdoti sicuramente non simoniaci per amministrare il culto. La penetrazione dei Vallombrosani in Italia Settentrionale fu accresciuta tra la fine del XI e l'inizio del XII secolo da San Bernardo degli Uberti, generale dell'Ordine, mandato in Italia settentrionale come legato apostolico. Il primo monastero vallombrosano fu fondato a Brescia all'inizio del XII secolo e da esso presero vita diverse altre fondazioni tra cui Astino. A Bergamo la condanna per simonia del vescovo Arnolfo aveva sottolineato l'urgenza di una riforma radicale della Chiesa e i Vallombrosani ne erano i migliori interpreti. Alcune famiglie signorili ma anche i Consoli del nascente Comune e altri benefattori donarono terreni per favorire l'insediamento dell'ordine toscano. Fin dall'inizio fu riconosciuta la simbolica supremazia dell'abate e dell'abbazia di Vallombrosa sulle altre fondazioni. Tutti gli abati si dovevano riunire periodicamente a Vallombrosa per ribadire l'appartenenza all'Ordine. L'abate generale governava le provincie lontane attraverso un suo delegato e venivano effettuate periodiche visite di ispezione. Dal Quattrocento in avanti il vicario per la Lombardia, la provincia più grande, fu l'abate di Astino e questi fu spesso toscano anche nel rispetto del volere dei Medici, Granduchi di Toscana, che gradivano una persona di loro fiducia in terra lombarda. Non mancarono tuttavia contrasti tra la casa madre e i monasteri periferici, che mal sopportavano le contribuzioni economiche da inviare in Toscana.(Alessandra Civai, Lisa Fracassetti)